Ulisse es’toccheddande

 

 

( a cura del Gremio dei Sardi e della Nur )

 

Voglio iniziare il mio odierno, piccolo ma intenso viaggio con questa bella persona, con questo splendido poeta, che è Pietro Sotgia, ricordando  i versi che il sommo poeta Dante Alighieri attribuisce, nella Divina Commedia, al suo grande e mitico navigatore di esperienza e conoscenza, al suo Ulisse.

Il re-eroe d’Itaca, dopo il suo rientro a casa intraprende un ulteriore viaggio alla scoperta di orizzonti occidentali e, lasciato il dolce figlio, il vecchio padre e l’amata Penelope,  si rivolge ai nuovi compagni di viaggio, al fine di incoraggiarli e seguirlo nella impossibile sfida verso il mare sconosciuto, oltre le Colonne d’Ercole, dopo aver superato le coste del Marocco  e l’Isola dei Sardi, con queste famose parole: “considerate la vostra semenza/fatti non foste a viver come bruti/ma per seguir virtute e conoscenza”

Anche il nostro poeta di Dorgali, con il suo Ulisse, ci chiama a un nuovo viaggio ed al riscatto, bussando alla porta del nostro cuore, dei nostri pensieri, perché ci si apra alla conoscenza, al prossimo, alle cose e alle  persone,  le più lontane  e diverse da noi.

Ulisse es toccheddande, Ulisse sta bussando…ecco  il verso che dà inizio alla sua Antologia, fortemente voluta e curata dai suoi due giovani amici dorgalesi, estimatori ed  innamorati da sempre della sua poesia, Tonino Fancello e Felì Secci, la moglie di Tonino  scomparsa, ancora giovane, nel 2002, ma non prima di aver scritto la bellissima e coinvolgente prefazione che  “ri-suona”, ora,  come un regalo del cielo.

Bastano questi versi iniziali per cogliere una prima chiave di lettura e per entrare nel mondo e nei pensieri  di Pietro,  per assaporarne l’emozione, la forza e la tenerezza.

Pietro è emozione, è forza, è tenerezza. Un poeta di grande spessore, capace veramente di commuoverci per aprirci verso sentimenti di solidarietà, di tolleranza, di rispetto e di  amore. Lui ci ricorda continuamente il monito dantesco per la conoscenza.  Posso, con questo ardito riferimento, correre il rischio di essere considerato  eccessivamente benevolo nei confronti di questo Poeta, che stimo fortemente da tempo, ma non essendo  un critico letterario, ma solo un appassionato e innamorato  della poesia, è un rischio che voglio correre e per il quale sarò  certamente perdonato.

Nella poesia di PIETRO SOTGIA ho trovato, e sono certo  anche Voi troverete, quei sentimenti normali, semplici ed umani ai quali spesso ci richiamiamo e che vorremmo ci accompagnassero sempre: l’amicizia sincera, l’affetto,  la pace e l’amore verso il prossimo, il rispetto per la natura anche per le più piccole ed umili cose, il fiore, i colori, il filo d’erba, gli animali, l’acqua, il sole la luna, il vento. C’è    in lui un amore francescano per la Terra e per tutto ciò che sulla terra esiste che ci emoziona e  ci rafforza.  In sintesi  la cifra poetica di Pietro

Lui ci propone, continuamente e delicatamente, con tenerezza, i veri valori della vita, senza far ricorso a concetti troppo complicati, e ce li propone con versi preziosi e distillati da una antica saggezza, in sardo ed in italiano, indifferentemente. E sono versi  che vanni diritti al cuore, che ci interpellano, che ci interrogano, chi nos toccheddana su coro. Versi a volte amari, perchè descrivono la  sofferenza il  dolore, le fatiche dell’esistenza, del quotidiano, versi  a volte dolci come una carezza, come una brezza a beranu .

 

(Antonio Maria Masia )

 

 

Ulisse es’toccheddande...

In sos campos predosos

caddos han curtu un’istoria ligà

e frottas de massajos chene pane

han sighiu chimeras in s’aèra.

In millennios de mùtria

han fattu estas a deos istranzos

precadorande in limbazzu ‘e teracos,

trazzande una miseria ‘e vida,

e-i sa dignidade ‘e s’anima

catticà da-e millennios d’oscuridade.

Ma cale notte de’ durare eterna?

E cal’ispada dè truncare sa oche

chi oje s’es pesand’in sos desertos

surcaos solu da-e arador de ocu?

Custa terra ded’istender in su mare

sor brazzos de una mamma chen’edade,

naschinde a un chelu non connottu;

sor frores appassios,

in tumbas chene lumene,

han a mandare ischintiddas de ocu:

Ulisse es’ toccheddande…

e chere’ponne pè in custa terra.

E… po sa prima orta

had’a tremmere Antinoo

a su tessinzu d’una tela noa.

 

 

 


Pietro Sotgia - Tonino Fancello


Campidoglio, Sala Pietro da Cortona


Tonino Fancello - Pietro Sotgia - Gemma Azuni


Vincenzo Loi - Pietro Sotgia - Tonino Fancello - Gemma Azuni

Vincenzo Loi - Antonio maria Masia - Pietro Sotgia - Tonino Fancello - Gemma Azuni

Antonio Maria Masia - Ilaria Onorato