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Il Gremio dei Sardi

Programma Dicembre 2015

 

 

Dal 4 all’8 dicembre al Palazzo dei Congressi all’EUR, Il Gremio alla Fiera del LibroPiù Libri più Liberi” nello stand della Edizioni Nemapress di Neria De Giovanni.

Saranno disponibili, a prezzi speciali, tutti i libri della Nemapress, compreso il libro “Il Gremio” edito il 20/6 di Antonio Maria Masia sulla storia dell’Associazione ed il libro, in corso di pubblicazione, di Giuseppe Di Chiera “Remo e Romolo e la profezia di Vezio”.

venerdì 4 alle ore 16, nello spazio Caffè Letterario della Fiera si svolgerà il XVI° Premio Alghero Donna 2105 organizzato dall’Associazione Salpare in collaborazione con Il Gremio, il Comune di Alghero e la delegazione in Italia del Governo della Generalitat de Catalunya ( locandina ).

Sabato 5/12 alle ore 17 in Sala Italia, Palazzo Unar via Aldrovandi, 16, “I Shardana nell’epoca Ramesside – Indicazioni storiche ed archeologiche” incontro/dibattito con l’archeologo-sociologo Francesco Licheri, organizzato in collaborazione con l’AIDE Associazione Italiani d’Egitto, (allegata locandina ). In introduzione brevissima proiezione di alcuni brani del dramma musicale del Maestro Ennio Porrino, “I Shardana” del 1959,

Venerdì 11/12 dalle ore 17 – Incontro con il Cinema Sardo. Al cinema Trevi (Cineteca Nazionale, vicolo delPuttarello, 25 vicino a Fontana di Trevi) con il regista di Cagliari Enrico Pau e la sua filmografia, fra cui “Pesi leggeri” e “Jmmy della collina” ed un trailer del film di imminente distribuzione “L’Accabadora” (seguirà locandina). Ingresso gratuito.

Domenica 13/12 – Il Natale del Gremio:

a)  La Messa per la Comunità dei Sardi alla Chiesa di San Vincenzo Pallotti, in via dei Pettinari angolo via Giulia, ove riposa la Venerabile Elisabetta Sanna alla cui causa di beatificazione in corso dedichiamo le nostre intenzioni, ore 11. Nel corso della celebrazione la nostra socia Manuela Manca (soprano) canterà l’Ave Maria ed altro.

b) Il pranzo sardo, dopo la Messa,  al Ristorante il “Torchio Sardo” di Antonello Sanna, (via Fabio Numerio 30/34 zona Alberone, piazzale Re di Roma) che verrà allietato dalla voce di Manuela Manca con “Non potho reposare” e altre canzoni  che canteremo tutti insieme. Naturalmente per il pranzo (ricco menù a 30 €, compreso garage auto) occorre prenotarsi, per chi ancora non l’avesse fatto,  per una questione di capienza, telefonando a Maria Antonietta Sotgiu (3280063516) o Giacomo Deiana(3478364628) o Antonio Maria Masia (3356960036). Confermeremo entro giovedì, le prenotazioni pervenute a quella data.

Sabato 19/12 - alle ore 21 a Fiumicino - Roma – con il patrocinio del GREMIO va in scena il recital di teatro e musica Un anno sull’Altipiano (locandina ) tratto dall’omonimo romanzo di Emilio Lussu, celebre quanto preziosa testimonianza della Brigata Sassari (i leggendari “Dimonios”) e del popolo sardo che con migliaia di vite umane pagò l'immane prezzo della Grande Guerra. Lo spettacolo, promosso dall'Assessore alle Politiche culturali e giovanili del Comune, Daniela Poggi, è ospitato nell'affascinante cornice di Villa Guglielmi. Il recital - prodotto da MAB Teatro di Sassari - nasce dall'adattamento del testo per il palcoscenico realizzato daDaniele Monachella che dà vita a uno spettacolo forte e incisivo nel quale sono ugualmente protagoniste le percussioni e lelauneddas - uno strumento a fiato molto antico tipico della Sardegna - di Andrea Pisu e la chitarra di Andrea Congia, che accompagnano la voce recitante di Monachella. Ingresso gratuito.

 

L'Isola che c'è 2015

 

“L'ISOLA Che c’è 2015 – Sardegna incontra Roma”

 

34° edizione organizzata da GIA Comunicazione, Cagliari e Il GREMIO dei Sardi di Roma

16 -17 e 18 Ottobre

Al Mercatino di Conca D’Oro - Via Conca D’oro 143/145 (angolo Viale delle Valli)  Roma


Locandina e programma


Ospiti per le tre giornate della Rassegna: BENITO URGU e il CORO Gavino Gabriel di Tempio
In permanenza degustazione e shopping dei prodotti sardi a prezzi esclusivi


Venerdì 16 Ottobre

Ore 10,30:  Apertura - Inaugurazione alla presenza dei Consiglieri del Comune di Roma GEMMA AZUNI e MICHELA DI BIASE e del Presidente del 3° Municipio PAOLO EMILIO MARCHIONNE.

Brindisi augurale con i vini Terre Brune della Cantina di Santadi.

Presentazione del libro di Antonio Maria Masia sulla storia del Gremio di recente pubblicazione.

Ore 16: PREMIO “L’Isola che c’è Isola 2015” a: STEFANIA MASALA attrice, ALEX PASCOLI attore, DANIELE MONACHELLA attore, IGNAZIO PEPICELLI scrittore, compositore, TITO STAGNO giornalista, ANDREA COCO giornalista, STEFANIA PINNA giornalista, GIUSEPPE SOTGIU direttore del CORO Gavino Gabriel, STEFANO LAVRA marketing turistico, GIAMMY SAX cantante, MALGARI ONNIS PORRINO disegnatrice, LUCA MARTELLA attore, ILARIA ONORATO attrice, GAETANO RANIERI scienziato, PIETRO CATZOLA master chef.

Brindisi con i vini Terre Brune della Cantina di Santadi.

Ore 19,30: Concerto di ENZO MUGONI, cantautore  sardo, chiamato “il Piccolo Celentano” che da oltre 25 anni si esibisce con successo, ha cantato con Gianni Morandi, Bobby Solo, Toto Cotugno …

Sabato 17 Ottobre

Ore 11,30: CIBO e CENTENARI con ROBERTO PILI Presidente Comunità Mondiale Longevità.

Brindisi con i vini Terre Brune della Cantina di Santadi.


Ore 16: I GIGANTI di MONT’E PRAMA con lo scienziato GAETANO RANIERI.

Ore 18: INSULARITA’ e AUTONOMIA con LUCIANO URAS, CRISTIANO ERRIU, ANGELO CARTA, GIULIO STERI.

Ore 20: GIAMMY SAX in Concerto, ovvero Marco Caboni di Calasetta, affermatosi a Roma come cantautore di successo.


Domenica 18 Ottobre

Ore 11: Il TRENINO VERDE con GIOVANNI CARIA Presidente ARST.

Ore 16,30:  LE COLONNE D’ERCOLE e ATLANTIKA di e con SERGIO FRAU. Esposizione di una parte della sua Mostra “S’Unda Manna” tenuta a Sardara con grande interesse di pubblico e scientifico.

A seguire a TU x TU con BENITO URGU.

Ore 18,30: Brindisi alla manifestazione con i vini Terre Brune della Cantina di Santadi.

 

Avanti, Sardegna!

 

In collaborazione con la Libreria Arion

Lunedì 28 Settembre, presso la libreria Arion in Piazza Montecitorio

 

Presentazione del Libro "Avanti, Sardegna!"di Mario Berlinguer (Sassari 11.03.1891 – Roma 06.07.1969)

avvocato, giornalista e politico, antifascista, padre di Enrico e Giovanni Berlinguer

« Io sono contrario al requisito di qualsiasi titolo di studio per la professione di giornalista, perché considero  questo come una discriminazione assurda, una discriminazione di classe, contraria alla libertà di stampa e  alla libera espressione delle proprie opinioni”. (Mario Berlinguer)

Dopo la soppressione di tutti i partiti democratici (6 novembre 1926) M. Berlinguer continuò l’opposizione al fascismo e mantenne rapporti con gli esponenti in esilio di Giustizia e Libertà (Emilio Lussu, i fratelli Carlo e  Nello Rosselli) e con gli antifascisti reclusi nelle carceri o inviati al confino.  Negli anni 1942­-1943 aderì al Partito d’Azione e fondò clandestinamente il giornale Avanti Sardegna.

 

Introducono Antonio Maria MasiaFabio Russo - Intervengono: Bianca Berlinguer, Antonio Casu, Guido Melis e Pasquale Chessa. Letture del testo a cura di Ilaria Onorato.

 

AVANTI SARDEGNA!

Affollata l’accogliente sala della Libreria Arion in Piazza Montecitorio per la presentazione  da parte del Gremio dei Sardi di Roma del libro Avanti Sardegna!, contenente la raccolta  degli articoli contro il regime fascista, pubblicati in clandestinità nel periodo dal giugno  all’agosto del 1943,  nella sua originaria edizione del 1945.
Edizione curata a suo tempo  dall’autore degli articoli, Mario Berlinguer (Sassari 11.03.1891 – Roma 06.07.1969 )
In sala fra gli altri Mario Segni, Neria De Giovanni, Daniele Monachella, Alessandro Pala. 
A introdurre e coordinare gli interventi il Presidente del Gremio Antonio Maria Masia che, definendo il libro “piccolo ma preziosissimo”, sottolinea e ricorda lo specifico programma in  corso dell’Associazione sui “Grandi personaggi storici e politici della Sardegna” in  precedenza incentrato sulle figure di Antonio Gramsci, Emilio Lussu, Francesco Cocco  Ortu sr.,  Antonio Segni.
Si comincia con la prima delle tre letture di alcune pagine del libro da parte di Ilaria  Onorato.    
Segue Guido Melis, accademico e giornalista, già deputato del PD nella XVI° legislatura,  sassarese doc, che traccia la biografia umana e professionale di Mario Berlinguer  inquadrandola in quel contesto locale e sociale sassarese che all’epoca vede prevalere  l’indirizzo politico del cosiddetto “partito degli avvocati” in chiave laica, liberale e  antifascista. Prosegue Antonio Casu, Direttore della Biblioteca della Camera che sottolinea la biografia  politica del personaggio documentando come attraverso la sua attività parlamentare balzi  in evidenza l’attenzione continua e solidale verso i problemi sociali del popolo. E così alcune sue proposte di legge in particolare per l’estensione dell'assicurazione obbligatoria  per la invalidità e la vecchiaia. Ancora una applaudita lettura di Ilaria Onorato precede l’intervento del giornalista e storico  algherese Pasquale Chessa che ci introduce nell’analisi specifica dei testi di Avanti  Sardegna! da cui emerge la forza e la passione del messaggio di Mario Berlinguer rivolto  agli italiani ed ai Sardi in particolare a “Insorgere! e  Risorgere! e la sua grande capacità di  ironia e di satira. Come quando scrive: “ Volete sentirne una? In “Mein Kampf” Hitler  scriveva: “Se un governo profitta del suo potere per condurre il paese alla rovina, è  non solo un diritto ma un dovere di ogni cittadino di ribellarsi”.
Conclude la giornalista Bianca Berlinguer, in compagnia con la cugina Luisa figlia di  Giovanni, che con affettuose parole ha ricordato la figura familiare del suo grande e  adorabile nonno sottolineando che è stato il pilastro morale e politico sul quale il padre  Enrico e lo zio Giovanni hanno realizzato i loro percorsi pubblici e politici.
A conclusione un sobrio ma graditissimo buffet con i vini e i prodotti sardi offerto dal  Gremio ai presenti.

 

Il libro “Avanti Sardegna!” è disponibile presso la Biblioteca Arion.

« Io sono contrario al requisito di qualsiasi titolo di studio per la professione di giornalista, perché considero  questo come una discriminazione assurda, una discriminazione di classe, contraria alla libertà di stampa e  alla libera espressione delle proprie opinioni”. (Mario Berlinguer)

Dopo la soppressione di tutti i partiti democratici (6 novembre 1926) M. Berlinguer continuò l’opposizione al fascismo e mantenne rapporti con gli esponenti in esilio di Giustizia e Libertà (Emilio Lussu, i fratelli Carlo e  Nello Rosselli) e con gli antifascisti reclusi nelle carceri o inviati al confino.  Negli anni 1942­1943 aderì al Partito d’Azione e fondò clandestinamente il giornale Avanti Sardegna. Introducono Antonio Maria Masia e Fabio Russo Intervengono Bianca Berlinguer, Antonio Casu, Pasquale Chessa e Guido Melis. L'attrice Ilaria Onorato leggerà alcuni  brani del libro.AVANTI SARDEGNA!

In collaborazione e presso la Libreria Arion in Piazza Montecitorio

 

Ennio Porrino: Un Sardo a Roma

ENNIO PORRINO : UN SARDO A ROMA

 

Conferenza-Concerto di DANIELA SABATINI

( Roma, Palazzo Unar, Casa delle Regioni, sabato 20 giugno 2015 )

 

Ringrazio il Dott. Antonio Maria Masia, presidente de “Il Gremio – Associazione dei Sardi di Roma” per avermi invitata a tenere questa  conferenza-concerto sul compositore Ennio Porrino, che del Gremio fu co-fondatore nel 1948 insieme a Pasquale Marica facendo inoltre parte dei primi Consigli Direttivi. Da tale invito e dal mio intento di ricercare, scoprire e rivelare, attraverso un’ approfondita ricerca musicologica, aspetti inediti finalizzati a dare un nuovo apporto alla bibliografia musicale,  è nato anche il titolo dal sapore gershwiniano di questo ritratto musicale; titolo da me scelto sia perché perfettamente in linea con la sede di questa conferenza-concerto sia per delineare, anche attraverso mie esecuzioni di composizioni pianistiche e vocali di Porrino e la prima esecuzione mondiale di un mio brano per pianoforte “In s’ ammentu – A la manière de Ennio Porrino” (la prima composizione che sia mai stata scritta “in memoriam” e nel suo stile) un aspetto, a quanto mi risulta, finora non ancora esplorato della vita e dell’ opera del compositore cagliaritano di nascita e romano d’ adozione.                                    Un sardo a Roma appunto, nato egli nel capoluogo della nostra isola e morto nella Capitale, dopo avervi vissuto fin dagli anni giovanili gran parte della sua esistenza. In quello che fu un rapporto di reciproco scambio e contributo, quanto la Sardegna, sua terra madre, deve alla “continentalità” di Porrino ? Quanto Roma, e più in generale la musica italiana, devono alla sua “sardità” ? Si tratta di due aspetti fondamentali e complementari della sua produzione compositiva che si possono sintetizzare essenzialmente nel dato tecnico maturato nei suoi studi musicali romani con cui egli tradusse ispirazioni tematiche originali o tratte dal ricco patrimonio folkloristico dell’ isola natìa.                           E’ Porrino emblematica figura musicale della Sardegna, terra di cui fu appassionato cantore, ponendosi egli sulla scia dei numerosi compositori che nella storia della musica hanno reso omaggio alle loro rispettive patrie attraverso sia la rievocazione di temi folkloristici e la trasfigurazione idealizzata di canti e danze nazionali proprie delle cosiddette “Scuole nazionali” fiorite dall’ Ottocento in tutta Europa, sia con le vere e proprie operazioni di “ricupero musicologico” attuate nel Novecento dagli ungheresi Bartok e Kodaly, dal ceco Janacek e, particolarmente nel suo 3° ed ultimo periodo compositivo, dal polacco Karol Szymanowski autore del balletto “Harnasie” ispirato alla vita dei briganti e dei pastori dei monti Tatra.    Un’ operazione compositivo-musicologica ideologicamente trasversale ed attuata da esponenti musicali dei Cinque Continenti, ma che soprattutto nell’ Italia dell’ epoca, si connotò di acceso regionalismo musicale, con  esiti di italico descrittivismo folklorico spesso oleografico ispirato alle tradizioni musicali, agli usi e costumi, al patrimonio culturale ed artistico delle varie regioni italiane a cui attinse la cosiddetta “generazione dell’ 80” : si pensi agli omaggi all’ Italia di Busoni e Casella, autore quest’ ultimo anche di una “Ninna nanna sarda”, a quanto i veneziani Malipiero e Wolf Ferrari

 

 

attuarono per le commedie del loro concittadino Goldoni, al trittico romano  “Fontane di Roma”, “Pini di Roma”, “Feste romane” del bolognese Respighi. E proprio dal suo maestro Respighi, Porrino fonderà la sua ideologia non soltanto compositiva ed orchestrale, ponendosi non come semplice epigono ma come uno fra gli ultimi rappresentanti di tale concezione di “italianità”, o per meglio dire “regionalità” musicale, in un’ attenzione alle espressioni popolari anche di terre limitrofe alla Sardegna che gli fa armonizzare a Roma il 25 settembre 1934 la ninna nanna corsa “Dormi dormi u miò anghiulellu”. Non quindi come primo vero traduttore musicale del popolo sardo, perché in tal caso egli fu preceduto vari decenni prima della sua nascita da compositori sardi quali Luigi Canepa (musicista patriota di origini genovesi del quale nel 2014 ricorreva il centenario della morte), quali Giuseppe e Luigi Rachel, Lao Silesu, Gavino Gabriel,  l’ etnomusicologo Mario Giulio Fara, e altri. Non come l’ ultimo, poiché la musica sarda contemporanea troverà il suo esponente più alto nel compositore nuorese Franco Oppo, ma come più famoso compositore sardo del Novecento, quale trait d’ union fra antico e nuovo. E la Sardegna dedicherà a Porrino, dopo la sua morte, strade, piazze, scuole, Associazioni culturali, Ensembles, orchestre e bande musicali e soprattutto il Concorso pianistico internazionale a lui intitolato dal 1981 dagli Amici della Musica di  Cagliari.

La sardità musicale di Porrino, nato a Cagliari il 20 gennaio 1910, sardo per parte di madre, affonda le sue radici nella sua infanzia ed è già, seppur soltanto esteriormente,  visibile in una foto che lo ritrae bambino a Thiesi, in provincia di Sassari, nel 1914 in costume sardo così come i genitori Clemente Porrino e Dolores Onnis  e la zia Peppina Onnis. Il ricordo nostalgico della Sardegna, sua terra d’origine che ha lasciato a poco più di un anno di età, rivive in lui sentimentalmente tramite le memorie della madre Dolores Onnis, ed avrà grande influsso sulla sua futura opera compositiva così come le conferenze sul folklore sardo tenute da Gavino Gabriel a cui egli assiste durante i suoi anni giovanili a Pisa ed i lavori dell' etnomusicologo Mario Giulio Fara, come la raccolta dei “Canti di Sardegna” (1923), da cui più volte attinge. Ed è quindi inevitabilmente la Sardegna a costellare il suo catalogo compositivo di lavori ispirati alla sua terra.  E’ la Sardegna con le sue storie di amaro verismo, con le sue feste e le sue sagre, la protagonista dei suoi primi lavori importanti entrambi scritti a Roma : il lamento funebre “Attìttidu” (1928) e la lirica “Traccas” (il titolo è di Porrino e indica i carri cerimoniali trainati da buoi, utilizzati nelle sagre e nelle feste patronali in Sardegna), lirica basata su versi del poeta nuorese Sebastiano Satta  di cui egli ben conosce l’ opera poetica e con cui si afferma nel 1931, appena ventenne e non ancora diplomato, al Concorso nazionale “La Bella Canzone Italiana” indetto dal Giornale della Domenica (supplemento del Giornale d’ Italia)  che vince a pari merito con la “Canzone a stornello” del compositore cagliaritano Luigi Rachel.    Nel 1933 egli scrive quella che diventerà la sua composizione più nota e più eseguita in Italia ed all’ estero :  il poema sinfonico “Sardegna, che fin dalla sua prima esecuzione avrà ampia risonanza al punto da venire inserita nei programmi del Festival Internazionale di Amburgo del 1935 in rappresentanza della musica italiana.

 

 

 

Nel 1937 ritorna dopo molti anni a Cagliari  in occasione del III Congresso dell’S.N.F.M. e la vita popolare della Sardegna, ora nell’ imponente e lunghissima processione in onore del Santo Patrono di Cagliari, ora in un disperato canto d’amore della Gallura, ora  nella violenta ossessività ritmica della danza di un paese del nuorese, gli detterà i soggetti per le “Tre Canzoni Italiane” (1939) un trittico di tre brevi brani corali a 6 voci miste, rispettivamente  “Canzone religiosa – la Processione di Sant’Efisio”, “Canzone          d’ amore - Disispirata di Aggius” in cui vi è l’ inserimento di un tenore solista, e la “Canzone a ballo - Danza di Desulo” quest’ ultimo brano utilizzato anche per molti anni quale sigla del vecchio “Gazzettino della Sardegna”.

Ma è soprattutto nel 1949 in un suo viaggio più approfondito in quella che il sommo poeta Dante Alighieri definì l’ “isola de’ Sardi”, viaggio quale “recherche” alla scoperta delle sue radici, che egli verrà più direttamente a contatto diretto con la ricca tradizione musicale e culturale della sua madre terra, rivelantesi in tutta la sua drammatica bellezza quale nuova fonte di ispirazioni. Di quello stesso anno è la colonna sonora per il film drammatico del regista sardo Mario Sequi “Altura (Rocce insanguinate)” ambientato in Gallura, del 1950 sono i due mottetti sardi " In su monte Limbara - Sul monte Limbara" e            " Tres' arrosas de oru - Tre rose d'oro" , del 1952 le musiche per lo spettacolo teatrale o più esattamente mistero drammatico in versi “Efisio D’ Elia” di Marcello Serra (che verrà rappresentato all’ Anfiteatro romano di Nora),  del 1952-57 la suite musicale “Nuraghi”, un altro trittico musicale dedicato questa volta a tre danze primitive sarde : “Danza della Terra”, visione di un paesaggio notturno, “Danza dell’Acqua” , ispirato ancora ad una “madre dolorosa”  e Danza del Fuoco” traduzione dell’ arcaico misticismo dei pascoli della Sardegna. E ancora il poderoso “Preludio” per organo scritto nel 1955 per l’ inaugurazione del monumentale organo Mascioni della Cattedrale di Cagliari, e le musiche per i vari documentari del regista sardo Fiorenzo Serra (fra cui “Realtà del costume”, “Sagra in Sardegna”, “Sardegna nuova”, “San Costantino”, “Il giorno della mattanza”, “Artigiani della Creta”, “Desulo : un documentario”), per “L’acqua dei poeti” (1956) di Gian Paolo Callegari, oltre che per lo sceneggiato televisivo di Mario Landi “Canne al vento” (1958) tratto dall’omonimo romanzo di Grazia Deledda.

Il ritorno di Porrino a Cagliari nel novembre 1956 come Direttore del Conservatorio “Giovanni Pierluigi da Palestrina”, quel Conservatorio che sorge oggi nella piazza a lui dedicata, amplia i suoi interessi sulla Sardegna al di là del puro dato compositivo e lo vede impegnato fino alla sua morte, nel 1959, in progetti sia didattici legati all’ etnofonia sarda, con l’ istituzione di un corso affidato a Gavino Gabriel e di un Centro di studi e di raccolta del materiale, sia artistici come la creazione di una sezione locale dell’ Agimus e, quale Direttore Artistico dell’Ente Lirico e dell’Istituzione dei Concerti, di un’orchestra stabile e di una nuova sede per il Conservatorio di Musica con annesso Auditorium.

In quegli anni che vedono Porrino appagato oltre che per le sue cariche istituzionali anche per la sua vita privata con il felice matrimonio nel 1956 con la parente Màlgari Onnis, scenografa e costumista, e la nascita l’ anno seguente della figlia Stefania Bèrbera, egli compone ciò che è culmine cronologico ed artistico della sua attività compositiva : il dramma musicale in 3 atti “I Shardana (Gli uomini dei nuraghi)”, una storia

 

leggendaria degli antichi popoli del mare dalle forti tinte di amore e morte, di guerra e passione, fiero inno di indipendenza ed affermazione dell’ identità isolana ambientato nel periodo nuragico.               Su libretto dello stesso Porrino, l’ opera, frutto di una lunga gestazione risalente agli anni ’40 e  più volte elaborata dal 1956-59 fino alla definitiva stesura, fu trasmessa dalla Radio Italiana nel 1958 in un adattamento radiofonico con il titolo “Hutalabì” il grido di guerra del protagonista Gonnario e dei cavalieri degli antichi popoli sardi;  titolo modificato in quello attuale soltanto pochi mesi prima dell’ esecuzione in forma scenica avvenuta al Teatro San Carlo di Napoli il 21 marzo 1959, sotto la direzione dello stesso autore e con la scenografia ed i costumi della moglie Màlgari.

Ed è significativo notare il forte legame e l’ assoluta identicità fra una delle ultime pagine scritte da Porrino, la nenia funebre di Nibatta dal 3° atto dell’ opera, espressione di un dolore cosmico, alla sua prima composizione più nota : “Attìtidu” Lamento funebre  per Soprano e Pianoforte dai "Dieci canti in stile sardo" (1928) ispirato alla statua ”La madre dell’ ucciso” opera dello scultore nuorese Francesco Ciusa la cui versione in bronzo del 1907 è  attualmente esposta alla Galleria d’Arte moderna di Roma.

Statua ben nota a Porrino, che fra l’ altro conobbe anche personalmente l’ autore dell’ opera scultorea, ed a sua volta ispirata ad un fatto di cronaca nera avvenuto in provincia di Nuoro negli ultimi anni dell’ Ottocento  : un giovane ucciso per vendetta, sua madre che urla straziata di dolore per poi serrarsi in un doloroso assente silenzio da  “Mater dolorosa”, come nel 2° movimento del suo lavoro sinfonico “Nuraghi”.

E’ un lamento funebre, chiaramente derivante dalla vocalità respighiana, che reca sotto il testo originale in lingua sarda, anche la relativa traduzione :

Ogni dura pietra si commuova

E si vesta il mondo di tristezza

E le campagne si spoglino di gioia

Lasci ogni pianta la sua fronda

Ed il lamento venga ad ascoltare

Che fa questa mamma triste e desolata

Che piange l’ amato figlio suo

Morto per un caso disastroso.

 

 

 

Contemporaneamente ad “Attittìdu” , Porrino compose a Roma nel 1928 vari lavori giovanili inediti : la  “Suite in stile antico” e “Preludio e moresca” entrambi per violino e pianoforte, il “Tormento a vespero” per quartetto d’archi, e i due brani descrittivi “Incendio nella foresta” per pianoforte e “La beffa del campanaro” per pianoforte a 4 mani. Al 1929 risalgono vari lavori inediti come la lirica per canto e pianoforte su suo testo poetico “Quando impazza il vento” datata  6 maggio ed i due brani pianistici

 

 

 

“Meriggio estivo” e “Canto pastorale” , mentre del 1930 sono “Ave maris Stella” per coro a 4 voci e organo, “Sanctus” per coro e organo, “Lauda” per voce solista e organo, il “Preludio” in fa magg. per organo e la lirica per canto e pianoforte “La sorgente d’ amore” che reca la dedica “Ai carissimi cugini Rita e Giuseppe Ciardi nel giorno delle loro nozze 3 marzo 1930”.

Roma è ormai diventata la sua città di adozione e d’ altronde l’ aspetto “romano”, o se si vuole “laziale”, nell’ esistenza e nell’ opera di Porrino non è certo marginale. Il Conservatorio di S. Cecilia, dove studiò sotto la guida del viterbese Cesare Dobici (definito “il migliore didatta di tutta Italia”) e di Giuseppe Mulè, diplomandosi nel 1932, lo vide per ben due volte docente, prima della cattedra di armonia, contrappunto e fuga e, nel 1951  di composizione, e fornirà tema per i suoi primi saggi di critico musicale e musicologo basati su tre brevi resoconti concertistici, a cui seguirà la pubblicazione di un suo scritto più ampio sul canto popolare.

E Roma, con i suoi teatri, vide anche prime esecuzioni dei lavori di Porrino, fin dalle sue prime affermazioni compositive ; all’ Augusteo, glorioso e storico Teatro dall’ acustica meravigliosa sciaguratamente demolito, vennero eseguite in prima assoluta rispettivamente il 30 aprile 1933 e nel gennaio 1934 l’ouverture “Tartarin de Tarascon”, vincitrice del  concorso dell’Accademia di Santa Cecilia  per il XXV anniversario dei concerti dell’Augusteo,  ed il poema sinfonico “Sardegna”.

Al Teatro Argentina venne rappresentato nel 1952 il suo Oratorio per soli, coro, organo e orchestra               “Il processo di Cristo” scritto fra il 1948 ed il 1949 su testo della “Vita di Gesù Cristo” dell’ Abate romano Giuseppe Ricciotti, e, sempre all’ Argentina, si tenne nel 1954 la prima esecuzione del “Concerto dell’ Argentarola” per chitarra e orchestra commissionatogli dall’ Accademia di S. Cecilia.

E ancora, il Teatro dell’ Opera ed il Teatro Valle per le rappresentazioni, rispettivamente nel 1956 e nel 1958,  del suo dramma in un atto “L’ organo di bambù”. Vanno inoltre citate le varie esecuzioni romane al Teatro dell’ Opera ed alle Terme di Caracalla (1949) del divertimento coreografico su suo soggetto “Mondo tondo”, in particolare, quella postuma del  1960 sulla terrazza del Pincio alla chiusura solenne dei Giochi Olimpici.

A Roma, città che intitolerà a Porrino una via, egli si perfezionò compositivamente al Corso triennale di composizione tenuto da Ottorino Respighi del quale completò, insieme alla vedova del compositore la cantante Elsa Olivieri Sangiacomo, e basandosi sugli appunti dello stesso Respighi, l’ opera “Lucrezia” ispirata a quel filone di opere ispirate all’ antica Roma che, dal “Nerone” di Boito, trovarono grande fortuna nei primi decenni del Novecento, e particolarmente di moda negli anni ’30, come attestano il “Nerone” di Mascagni, il “Giulio Cesare” e “Antonio e Cleopatra” di Malipiero.

Lo stesso Porrino diede il suo contributo a tale genere storico-musicale con la cantata mitologica Proserpina” (1937) per voce recitante, coro femminile e piccola orchestra e soprattutto con “Gli Orazi” su libretto di Claudio Guastalla, lo stesso librettista della “Lucrezia” respighiana. Opera di accesa “romanità” che negli intenti del suo autore voleva costituire una forma moderna a metà tra l'oratorio profano e lo spettacolo sportivo, “Gli Orazi” verrà rappresentata anche al Teatro Giardino di Cagliari nel settembre 1951, due anni prima della realizzazione da parte di Porrino della colonna sonora del film

 

 

"Nerone e Messalina" del 1953.

Ma il legame compositivo di Porrino con la Capitale coinvolge non solo l’ antica Roma, ma anche una più diretta tradizione regionale, come attestano due composizioni per canto e pianoforte (“Il fabbro di Betlemme” del  23 aprile 1930 e la "Canzone romanesca" del giugno 1933) scritte su testo dell’ antiquario e poeta romanesco Augusto Jandolo appartenente, con Trilussa, Cesare Pascarella, Ettore Petrolini, Ceccarius  ed altri al cosiddetto "Gruppo dei Romanisti",  promotore di un'associazione in favore del teatro romanesco e redattore della “Strenna dei Romanisti”.

E se un omaggio alla terra laziale di cui Porrino è figlio adottivo è la lirica "Monte Circeo" per canto e pianoforte scritta a Sezze Romano nel 1940 su testo dello stesso compositore, va sottolineata la profonda “sardità” del suo “Preludio in modo religioso” per pianoforte, scritto a Roma  il 1 novembre 1942.     Precedente di pochi giorni la prima esecuzione della lirica per canto e pianoforte ”Il canto della mamma” avvenuta a Roma il 10 novembre dello stesso anno, tale ieratico Preludio risonante di solenne misticismo è profondamente simile all’ “Attìttidu” per la sua atmosfera di arcaica ineluttabile drammaticità che verrà esaltata anche dalla sua successiva variegata orchestrazione “à la maniere de Respighi” effettuata dallo stesso Porrino.

Al di là del tema di questa conferenza-concerto incentrata sulla presenza e sull’influsso stilistico della Sardegna e di Roma nella vita di Ennio Porrino, un ritratto musicale completo del compositore impone comunque alcuni, seppur essenziali, cenni biografici sulla sua presenza, fin dai suoi primi anni di vita,  in varie altre città e località italiane. Sfogliando la sua vita come un album fotografico, lo vediamo nelle foto della sua infanzia a Caserta nel luglio 1912 e nel settembre 1913; ancora, con i genitori a Viareggio nel 1918,  con la madre a Pisa nel giugno 1920,  e sempre a Pisa fanciullo e adolescente nel 1920 e nel 1924 con il suo violino, strumento da lui studiato privatamente. E lo ritroviamo nel maggio 1925 con i genitori e gli zii Giuseppina Onnis e Lorenzo Porrino ad Arienzo, paese allora in provincia di Napoli e attualmente in quella di Caserta di cui è originaria la famiglia paterna. E proprio al 1925 risalgono le sue prime composizioni: due brani per canto e pianoforte di cui scrive anche il testo composti a Fiumetto, località della Versilia presso Marina di Pietrasanta dove trascorse lunghi periodi della sua infanzia e adolescenza:  “Tango alpino” del novembre 1925 (che reca la dedica Ai miei genitori questo primo lavoro”) ed il fox-trot “Bacio di maschera”. E ancora “Sera festiva” per canto, violino e pianoforte su versi di Giovanni Pascoli  (datata La Spezia, 15 ottobre 1925 e dedicata Alla famiglia Rosoni che con affettuoso interessamento ha cooperato per il raggiungimento del mio più grande ideale”).  , Sempre a La Spezia, egli compone l’ inedita Sonata per violino (1926) e i due brani inediti per canto e pianoforte, entrambi del 1927, “Canto novo” su versi di D’ Annunzio  e “Ninna nanna delle fate” su testo suo e di Vittorio Malpassuti. Preceduti da un suo precoce interesse verso la poesia che lo vide dall’ età di 9 anni scrivere un quaderno di suoi pensieri e poesie da lui stesso intitolato “Bozzetti”,  tali suoi primi cimenti compositivi scorrono parallelamente ai suoi studi classici; studi che prosegue fino a 17 anni, per dedicarsi quindi  esclusivamente alla composizione.

 

 

 

Sempre a Fiumetto egli compone l’ inedita lirica per canto e pianoforte “Ciò che non fu” datata 15 settembre 1929 e le sue prime composizioni per orchestra : “Tartarin de Tarascon” (estate 1932), il poema sinfonico Sardegna (inverno 1932-33),. “La visione d’Ezechiele - Preludio adagio e corale” per grande orchestra scritta a Fiumetto e a Roma nell’inverno 1934-35. Nella località versiliana, Porrino traccia nella sera del 4 settembre 1935, insieme ad una visione generale sulla sua concezione dell’arte, un “Piano di lavoro” con i suoi lavori già realizzati ed i suoi più immediati progetti compositivi; poche settimane dopo, il 31 ottobre, egli termina di comporre l’ ouverture per grande orchestra “Sinfonia per una fiaba”.    Sono quelli gli anni, dal 1932 al 1936 in cui egli  compone anche “I tre tambur”, i “Canti della schiavitù” per trio d’ archi (comprendenti “Il Bastimento negriero” impressione per violino e pianoforte, “Il sogno dello schiavo” per violoncello e pianoforte “Indios-danza” per violino, violoncello e pianoforte) i “Canti di stagione”, 4 liriche per soprano o tenore e piccola orchestra (“Notte d’ inverno”, “Mattino d’ aprile nel bosco”, “Afa”, “Autunnale-Ditirambo”), il  “Concertino” per tromba in Si bem. e pianoforte, e “Notturno e  danza” per piccola orchestra.

Del 1938 è l’ Oratorio radiofonico “E un uomo vinse lo spazio”, commissionato dall'EIAR a Ettore Giannini in memoria di Guglielmo Marconi, mentre del 1939 sono l’ azione coreografica “Altair” e la colonna sonora del film “Equatore” di Gino Valori da cui è tratto il  “Valzer di Frida” per canto e pianoforte.  Quegli anni “del grande consenso” sono anche gli anni della crescente e definitiva affermazione istituzionale di Porrino che, diventato titolare della cattedra di composizione al Conservatorio di Roma, è nominato membro effettivo dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma e dell’Accademia Luigi Cherubini di Firenze.   Sono gli anni della prima scaligera nel febbraio 1941 del suo primo lavoro operistico, “Gli Orazi”, mentre al 1942 risale “Ostinato” per pianoforte scritto dall’ 11 al 16 luglio a Marina di Pietrasanta.

Trasferitosi al nord nel 1943 quale docente di composizione del Conservatorio di Venezia, è inoltre attivo come compositore sia di colonne sonore di film girati a Cinevillaggio quali “Un fatto di cronaca”, “Senza famiglia” e “La vita semplice” (questi ultimi due completati nel 1946) sia del divertimento coreografico “Mondo tondo” che avrebbe dovuto essere rappresentato nel 1945.  Nel 1944 scrive inoltre il testo e la musica della “Marcia del Volontario” che, su proposta dal ministro Francesco Maria Barracu, divenne l’ Inno della Repubblica sociale Italiana. Quegli anni di volontario esilio ispirarono la nostalgica raccolta di quindici liriche intitolata “Canti dell’ esilio” per soprano o tenore e orchestra comprendente, oltre a tre liriche greche e liriche italiane su testi di poeti italiani dal Medioevo al Settecento e dello stesso Porrino, tre liriche trobadoriche fra cui  “Du bist min” datata “Venezia, 12 maggio 1945”. Lirica che si basa sul testo di un Minnelied, un canto d’amore medievale tedesco, conservato in un codice latino del sec. XII del Monastero di Tegernsee. Così recita la traduzione in italiano dall’ antica lingua germanica del testo di questo canto d’ amore di autore anonimo, che prefigura ben 8 secoli prima i famosi lucchetti dello scrittore Federico Moccia :

 

 

 

Tu sei mia, io sono tuo,

sii certa, è vero.

Tu sei rinchiusa nel mio cuore

La sua serratura è bloccata,

la sua chiave è persa.

Così che non potrai mai uscirne.

Forse ?

Io ti amo, tu mi ami,

quindi blocchiamo le nostre serrature,

gettiamo le chiavi,

Così ci apparteniamo l’ un l’ altra per l’ eternità.

 

Il dopoguerra vide Porrino dal 1946 al 1949 a Napoli dapprima bibliotecario supplente e Direttore della Biblioteca Musicale del Conservatorio S. Pietro a Majella con l’ incarico di risistemare l’ immenso patrimonio librario di tale Conservatorio; incarico che lo impegnò fino al 1947, quando fu nominato docente di composizione nello stesso Conservatorio. In quegli stessi anni napoletani egli fu critico musicale del “Corriere di Napoli”, pubblicando numerose recensioni ed articoli. In tal senso va sottolineata l’ imponente produzione letteraria di Porrino quale autore di libretti per suoi lavori, pubblicista, musicologo e poeta. Produzione che scorre .parallelamente ad un catalogo compositivo eterogeneo in cui figurano opere, pantomime, composizioni sinfoniche e cameristiche per piccolo ensemble e per grande orchestra, musica vocale con accompagnamento di pianoforte o di orchestra, musica pianistica e corale, esteso dal genere formale della sonata e del concerto al balletto (anche di ispirazione etnica come come “Il ladro di diamanti” di ambientazione sud-africana scritto su incarico della danzatrice Katherine Dunham) a musiche per testi radiofonici e sceneggiati televisivi, colonne sonore di films e documentari ; fra questi “Cotone”, risalente al 1947, lo stesso anno in cui compone a Napoli la “Sinfonietta dei fanciulli” e la “Sonata drammatica” op. 35, una composizione ciclica per voce recitante e pianoforte originariamente scritta per l’ omonimo atto unico dell’ attrice e parapsicologa Nella Bonora della quale aveva musicato nel 1946 “Palude” e “Un mot” raccolti sotto il titolo di “Due fogli d’album” per canto e pianoforte. Va inoltre sottolineata la parallela attività di Porrino quale direttore d’ orchestra con varie compagini sinfoniche quali l’ Orchestra del Teatro Nuovo di Milano (con cui realizza la Sinfonia dall’ opera “Betly – La capanna svizzera” di Gaetano Donizetti immortalata anche discograficamente), l’ Orchestra della Rai “Alessandro Scarlatti” e del Teatro “San Carlo” di Napoli, l’ Orchestra e Coro del Teatro “La Fenice” di Venezia.

 

 

E ancora, dopo il suo rientro a Roma, le colonne sonore per i films “Trieste mia!” (1951), “Nei regni del mare” (“Dans les royaumes de la mer”) presentato al Festival di Cannes nel 1952, “Nerone e Messalina” del 1953, anno a cui risale anche il “Concerto dell’ Argentarola” per chitarra e orchestra scritto dal 15 agosto al 25 settembre per il chitarrista Mario Gangi; concerto ispirato all’ aspra bellezza di un isolotto roccioso dell’ Argentario; comprensorio dove Porrino, come è evidenziato anche da una foto del 1958 che lo ritrae al pianoforte nella sua casa di Porto Santo. Stefano, amava trascorrere le vacanze. Del 1955 è il dramma in un atto “L’ organo di bambù” e composizioni corali quali “Per il Natale” per coro ad una voce e pianoforte scritto su invito della Radio italiana e “Notte di Natale e Campane di Pasqua”.        Con il suo rientro a Cagliari nel 1956 ed i prestigiosi incarichi legati a tale ritorno, l’ attività compositiva di Porrino sembra sdoppiarsi : da un lato l’ impegno per la composizione de “I Shardana”, dall’ altro creazioni compositive apparentemente più leggere ma in realtà emblematici esempi dell’ inizio di un nuovo percorso creativo denso di vari influssi innovativi, in cui un ferreo integralismo ideologico, compositivo e didattico sembra finalmente infrangersi  verso  un’apertura ad altri linguaggi musicali che colorano il suo stile (ispirazioni alla musica jazz e a stilemi gershwiniani prefigurati in “Dancing” del 1958, suo ultimo lavoro pianistico e brano di rara esecuzione ed ascolto, inserimenti di serie dodecafoniche, sperimentazioni strumentali, ecc.). Ne costituiscono significativi esempi il vocalizzo “Sàmisen” per soprano o tenore (1957), il Concerto per archi e clavicembalo “Sonar per Musici” (1958), scritto per il prestigioso ensemble “I Musici” ed i suoi ultimi lavori (entrambi su libretto di Luciano Folgore):  la grottesca  opera in un atto “Esculapio al neon” (1958) e la pantomima “La bambola malata”, che verrà inserita nello spettacolo “Giochi e favole per bambini” ideato da Mario Labroca per il XXII Festival Internazionale di Musica contemporanea di Venezia ed eseguita per la prima volta 15 settembre del 1959.    Sarà questo anche  l’ ultimo lavoro di Porrino: 10 giorni dopo, il 25 settembre, a seguito di un’ improvvisa e fulminante malattia, egli muore a Roma non riuscendo a realizzare il suo progetto di musicare quattro poesie, fra cui il celebre “Lamento per Ignacio”, del grande poeta Federico Garcia Lorca, martire della guerra civile spagnola.      La nave della sua vita si arresta proprio quando, dopo onde sofferte, un’ ondata serena di forza e luce sembrava orientarla verso nuovi luminosi lidi di pacificata libertà.

DANIELA SABATINI

 


 

Resoconto Presentazione "IL GREMIO"

 

Sabato 20 giugno, Casa delle Regioni, via Aldrovandi 16 Ore 18

 

presentazione del libro “IL GREMIO” di Antonio Maria Masia e omaggio musicale al Maestro

 


da sx in alto: Pasquale Marica, Siro Fadda, Tullio Torchiani, Cesare Ordioni,
Salvatore Mannironi, Mario Rossi,Mariano Pintus, Mario Segni, Grazia Mannironi,
Giovanni Antonio Cocco, Giovanni Nonne, Giovanni Battista Sotgiu, Antonio Maria Masia.

 

Un pubblico d’eccezione per la prima del libro di Antonio Maria Masia sulla storia della prestigiosa e storica Associazione dei Sardi di Roma “Il Gremio”. Omaggio musicale al Maestro Ennio Porrino.

Sabato 20 giugno è stato presentato a Roma, al Gremio, Casa delle Regioni, il libro di Antonio Maria Masia sulla storia del Gremio dei Sardi di Roma, un lavoro puntuale, preciso e appassionato come è emerso dai numerosi interventi che si sono succeduti nel corso della serata svoltasi sulla deliziosa terrazza di via Aldrovandi nella spettacolare cornice offerta da una falce di luna nascente e dallo sfavillio delle stelle, alla presenza di un folto pubblico, esaurite le oltre 200 sedie disponibili.

Ci ha provato una pioggia impetuosa a rovinare l’incontro, ma gli amici del Gremio, non si sono persi d’animo, hanno svolto nelle stanze interne la prima parte dell’incontro dedicato alle musiche di Ennio Porrino e poi hanno ricondotto la scena sulla terrazza per la presentazione del libro.

Ad aprire l’incontro è stata Neria De Giovanni, che ha curato la pubblicazione del libro come “Edizioni Nemapress” delineandone la preziosa veste grafica e la presentazione. È stato nei suoi panni di Presidente dell’Associazione Internazionale dei Critici Letterari che ha intervistato gli ospiti presenti a partire dall’autore stesso.

Antonio Casu, Direttore della Biblioteca della Camera dei Deputati e autore della prefazione dell’opera, con un sintetico ed efficace intervento ha successivamente tracciato le linee essenziali del testo stimolando la curiosità dei presenti. La cultura sarda, come tutte le altre del resto, è definita dal suo popolo, dalla sua lingua e dal suo territorio, tutti elementi cari a coloro che sono andati altrove.

Spesso noi emigrati dimentichiamo la nostra provenienza ed eventi o esperienze che ci hanno forgiato esattamente così come siamo, determinando i nostri comportamenti e la nostra essenza. A volte lo facciamo per trascuratezza, a volte perché vogliamo volgerci al futuro, a volte semplicemente perché non vogliamo sapere. Ma prima o poi, nella vita, abbiamo l’esigenza di conoscere, di andare a scavare nel profondo di noi stessi, proprio per evolvere il nostro stato o per placare la nostalgia. La ricerca spasmodica dentro di noi riguarda il nostro passato familiare ma anche l’ambiente dove ci siamo formati, gli spunti culturali che ci ha offerto, le opportunità che ci ha regalato. Si tratta quasi di un lavoro di archeologia volto a scandagliare gli strati nascosti della nostra storia personale, dei nostri incontri e delle nostre scelte, di ciò che abbiamo lasciato e di ciò che abbiamo trovato. E quando poi, una spinta interiore, una volontà di scoperta, un impulso ad abbattere il limite territoriale, ci ha condotto ad abbandonare la nostra terra per aprirci verso altri traguardi, la nostalgia risveglia laceranti ricordi e la necessità di ritornare nei luoghi della memoria per rinascere più forti. È questo bisogno che conduce noi emigrati sardi a confrontarci e a rammentare le nostre radici attraverso circoli e associazione, a ricercare una ricongiunzione culturale e territoriale.  Masia, nel suo lavoro fatto di curiosità, ordine, ricerca e catalogazione delle fonti, offre uno strumento utile al mondo dell’emigrazione, trasformandosi da storico ad appassionato scrittore, da Presidente del Gremio a emigrato e interpretando le paure, i dubbi e le aspettative di tutti noi.

Questo lo evidenziano i vari ospiti intervenuti, chiamati in causa dalle domande di Neria. Nella passerella si alternano personaggi di spicco come Mario Segni, Giovanni Nonne, Antonio Mulas, Gemma Azuni e gli attori Daniele Monachella e Ilaria Onorato che leggono alcuni passaggi fondamentali del libro.

Masia insiste sul personaggio chiave del suo saggio, il fondatore del Gremio Pasquale Marica, nativo di Sanluri, uomo colto e amante appassionato della terra di Sardegna. Grazie a quest’uomo, il cui ruolo rischiava di annegare nella dimenticanza senza il lavoro di ricerca e  ricostruzione  riportato nel libro, e a un gruppo di intellettuali, nasce il luogo di aggregazione che è la nostra associazione, che con i suoi tre filoni principali di attività (sul piano culturale il Gremio ha da sempre dato spazio, voce, canto e musica ai principali protagonisti di ogni tempo della cultura sarda in tutti i suoi aspetti, sul versante  economico-sociale promuovendo la promozione dei prodotti di eccellenza, sul piano socio-assistenziale dando in tempi in cui era particolarmente necessario il sostegno alle famiglie sarde in difficoltà, le Befane, le colonie estive per bambini, ecc.) ha raccolto dal 1948 ad oggi sardi di ogni estrazione sociale e politica, tra cui due Presidenti della Repubblica.

Dalla lettura finale fatta da Ilaria Onorato estraggo questa considerazione, da condividere in pieno come ha dimostrato il pubblico presente:

 

Il tutto ha rappresentato e continua a rappresentare per la cultura, la tradizione, la società e l’economia della Sardegna, una splendida vetrina, un preciso punto di

riferimento, molto stimato e sempre ben considerato, nella Città eterna.

Una storia di cui andare fieri e onorati che ha diffuso e valorizzato le eccellenze

della nostra Isola.

Ed io ne vado fiero.

Una storia che deve continuare.”

 

Tutto questo è stato preceduto dall’omaggio musicale, nel corso della prima parte nelle accoglienti sale Italia e sala Roma, al Maestro Ennio Porrino, insigne compositore sardo, nato a Cagliari ai primi del novecento. Sono intervenute, sua moglie Màlgari Onnis Porrino, sceneggiatrice, bozzettista e pittrice, sua figlia Stefania docente di arte scenica e regista e il soprano  Carla Kaamini Carretti, dando voce al ricordo del grande musicista.

Al pianoforte la pianista Daniela Sabatini che ha alternato alcune suonate con un narrato interessantissimo sulla vita e le opere del grande musicista sardo, socio co-fondatore del Gremio nel 1948, purtroppo scomparso a Roma nel 1959 a soli 49 anni.

Autore di numerosi lavori fra i quali la grande opera lirica “I Shardana”, di recente ripresentata con grande successo di pubblico e di critica a Cagliari e che speriamo possa trovare spazio nel cartellone futuro dell’Opera di Roma, e numerose colonne sonore per film e sceneggiati televisivi, ricordiamo quella per “Canne al vento” dal romanzo di Grazia Deledda.

La Sabatini si è esibita, riscuotendo applausi e consenso, accompagnata per le parti cantate dal soprano, nei brani per pianoforte del Maestro Ennio Porrino: “Attitidu”, “Canzone romanesca”, “Preludio in modo religioso “Du bist Min” “Dancing”.

Sul finale la Sabatini, ha suonato per la prima volta, due sue recentissime composizioni: l’una dedicata al Maestro: “In s’ammentu – In memoriam” (A la maniere de Ennio Porrino) e l’altra “Antiga limba” (commento musicale alla poesia in sardo dedicata da Antonio Maria Masia alla lingua sarda “Sa Limba”  che era stata  presentata dall’autore  due settimane prima, il 6 giugno, nel corso dell’evento sulle “Lingue Minoritarie”.

Una serata davvero eccezionale da non dimenticare con il “contorno” di un impareggiabile e dolcissimo tramonto romano… dopo la “tempesta”.

Patrizia Boi.

Roma 20-6-2015

 

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