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Il Gremio dei Sardi

Programma Ottobre 2014

 

 

Domenica 26 -10-2014 (come da locandina in allegato)  alle ore 18,30

Avrà luogo in Sala Italia, palazzo UNAR, via Aldrovandi 16 (ove si trova anche la nostra sede)

Il Primo Concerto musicale organizzato dall’UNAR a nome di tutte le Associazioni Regionali aderenti, in occasione dell’acquisto collettivo di un bellissimo pianoforte a coda.

Seguiranno, con una certa cadenza, altri concerti: l’intento è quello di rinforzare i legami fra le Associazioni anche oltre il classico Premio giornalistico UNAR che anche quest’anno si terra in Campidoglio il 3 dicembre (ve ne daremo i dettagli più avanti)

Vi invitiamo a partecipare, precisando che agli intervenuti sarà suggerito  un piccolissimo contributo a sostegno delle spese necessarie e del rinfresco a conclusione della serata.


Venerdì 31-10-2014

Incontro con il Cinema Sardo a Roma, al Cinema Trevi, Cineteca Nazionale, vicolo del Puttarello, 25 (Fontana di Trevi)

È la volta del regista Gianfranco Cabiddu.

«Nato a Cagliari, si forma come musicista nel capoluogo isolano, tra gli studi di musica classica e i gruppi di jazz dei primi anni ’70. Lascia la Sardegna nel 1974 e si trasferisce a Bologna, dove frequenta il DAMS e lavora in gruppi musicali e teatrali. Si laurea in etnomusicologia, con una tesi sulla musica nei rituali di possessione e compie, assieme a una équipe dell’Università di Roma, numerosi viaggi di studio in India e a Bali, occupandosi della documentazione filmata di rituali, danze e spettacoli teatrali. Nel 1980 si trasferisce a Roma e collabora per alcuni anni con il Centro Teatro Ateneo dell’Università “La Sapienza”, curando la documentazione in video di svariate iniziative (incontri, seminari, prove, ecc.), a cui partecipano grandi personalità dello spettacolo: Vittorio Gassman, Carmelo Bene, Dario Fo, Martha Graham, Jerzy Grotowski, Peter Brook, Eduardo De Filippo. Con quest'ultimo inizia una collaborazione stabile che porta alla registrazione audio de La tempesta di Shakespeare, nella traduzione e interpretazione “per voce sola” del grande uomo di teatro napoletano» (www.cinemecum.it). Il suo nuovo film, La stoffa dei sogni, girato quest’estate all’Asinara, è proprio ispirato a L’arte della commedia di Eduardo De Filippo e alla sua traduzione de La tempesta di William Shakespeare.

Programma a cura di Franca Farina - Ingresso gratuito per i soci de Il Gremio, che dovranno esibire la tessera all’ingresso, altrimenti pagare 4 €

 

ore 17.00 Disamistade - Inimicizia di Gianfranco Cabiddu (1989, 101’)

Figlio di un pastore sardo e ragazzo mite e studioso, per iniziativa della madre che sogna di farne un medico o un avvocato, Sebastiano Catte, che ha lasciato il paese per frequentare un collegio, ritorna nel 1950 all’improvviso a seguito dell’assassinio del padre. Il giovane è un non violento e rifiuta assolutamente di vendicarsi, anche se tutti si aspettano da lui che il sangue dell’uccisore sia versato in riparazione. Dopo il furto del suo gregge Sebastiano viene ingaggiato dal Barone Piana, un ricco proprietario del luogo, che capeggia una banda di scioperati dediti al furto delle pecore. Conosce poi una brava e studiosa ragazza, Domenicangela, e i due si innamorano» (Cinematografo.it). Ricordiamo che una delle interpreti di questo film è Maria Carta.

ore 19.00 Passaggi di tempo - Il viaggio di Sonos ’e memoria di Gianfranco Cabiddu (2005, 85’)

«È la sintesi di un’avventura artistica e umana di un gruppo di amici, musicisti e uomini di spettacolo, che dura ormai da dieci anni. Il gruppo, stimolato dal ritrovamento di materiali inediti dell’archivio del Luce, racconta di una terra meravigliosa e scomparsa. Attorno al materiale ritrovato nasce uno spettacolo musicale che da anni viene replicato in Italia e nel mondo. Candidato al David di Donatello 2005 come miglior film documentario» (Cinematografo.it)

 

ore 20.30 Incontro introdotto da Antonio Maria Masia e moderato da Alessandra Peralta con Gianfranco Cabiddu, Antonello Grimaldi e Vanni Fois

 

segue un brindisi in sardo

 

a seguire Il figlio di Bakunin di Gianfranco Cabiddu (1997, 89’)

«In una città mineraria sarda Antoni Saba ha fatto fortuna fabbricando scarpe per i minatori. È diventato benestante e invidiato da tutti, ma gode una brutta fama per le idee anarchiche al punto da essere soprannominato Bakunin» (Olla). «Ispirato all’omonimo libro di Sergio Atzeni, sardo come il regista, il secondo film del documentarista Cabiddu, nato sotto la stella di Tornatore, cerca di ricostruire, con toni più picareschi che epici, la figura leggendaria (o almeno, molto popolare in Sardegna) di Tullio Saba, cantante, minatore e capopopolo comunista, eroe e traditore, soprannominato “figlio di Bakunin”. Seguendo il filo conduttore della falsa inchiesta condotta dal figlio (metodo prettamente televisivo atto a confondere documento e finzione, memoria privata e sapere popolare, storia e leggenda), il film è un susseguirsi di testimonianze “dal vivo” (interpretate da attori) e flashback» («Segnocinema»).

 

Lettera alla Regione

Alla Regione Autonoma Sardegna,

in particolare all’attenzione del Presidente della Giunta, On.le Francesco Pigliaru e dell’Assessore Virginia Mura

 

Che fine faranno i contributi a favore dei Circoli Sardi?

Gentile Presidente Pigliaru,

L’Associazione dei Sardi in Roma “Il Gremio” che vanta ben 66 primavere (con questo nome ha ri-cominicato ad operare sin dal 1948, ad opera di un gruppo di personaggi sardi di elevato spessore professionale e culturale, capitanati dal sanlurese Avv. Pasquale Marica, giornalista e scrittore, che ha donato alla Biblioteca del Consiglio Regionale, nel 1962, la sua preziosa emeroteca sarda), ma che si onora di essere erede diretto dell’Associazione che nel maggio del 1914 organizzò e coordinò a Roma, in Castel Sant’Angelo, il 1° Congresso Regionale Sardo sui gravissimi temi socio economici che allora (ma, in parte, anche ora) opprimevano la nostra Isola, suggerendo proposte e soluzioni, si rivolge ora alla Sua gentile attenzione e riflessione.

Le sembra logico e coerente che La Regione riduca drasticamente la cifra annuale dei contributi che la Legge Regionale 91, tuttora vigente, prevede a sostegno della preziosa attività dei Circoli? Decisamente preziosa per la cultura e per l’economia della nostra Isola!

Le pare adeguato e corrispettivo chiedere e scrivere, come fa la Regione che “Il mondo dell’emigrazione deve costituire un’opportunità, e i Circoli devono diventare delle vere e proprie basi operative che – sfruttando il grande privilegio della conoscenza di realtà territoriali diverse – da un lato mettano al servizio dei Sardi l’esperienza del territorio e del tessuto sociale in cui operano e dall’altro promuovano la peculiarità del territorio d’origine. In un tale scenario è intendimento dell’Amministrazione regionale potenziare l’attività dei Circoli… e poi arrivare a metà ottobre dell’anno in corso e non aver ancora provveduto all’erogazione del saldo, concordato, sul contributo relativo all’anno 2013?  E ancora, come pensare che i Circoli possano sopravvivere se ad oggi non si conosce l’entità del contributo 2014, e peggio non se ne eroga ancora l’acconto?  Nel mentre tantissimi Circoli hanno già praticamente concluso i programmi dell’anno 2014 impegnando il fido bancario e/o risorse personali dei dirigenti.

La preghiamo di soffermare la sua attenzione sul fatto, veramente esiziale per i Circoli, che tale blocco o incertezza interviene in concreto su spese già effettuate per il funzionamento e l’attività 2013, e sulle spese per attività e funzionamento del 2014, sin qui già effettuate, come da programmi preventivati all’inizio dell’anno.

Questo fatto ci mette letteralmente in ginocchio, e senza preavviso.

Questo non va bene! Se Lei pensa che la Regione non debba più sostenere l’attività dei Circoli, perché non se ne ravvisa più l’utilità e la filosofia, è leale comunicare un tale nuovo atteggiamento con effetto a partire dall’anno che deve ancora iniziare, e non già da quello concluso (2013) e da quello che sta per chiudersi (2014).

Molti Circoli, a questo punto, sono già esposti direttamente o attraverso i loro responsabili, che, confidando sulla abituale cadenza contributiva della Regione, peraltro già troppo disallineata rispetto alle esigenze operative, hanno dato corso ai programmi.

La contraddizione è evidente fra quanto si chiede ai Circoli e che, in maniera, mi creda, veramente impegnativa e sofferta, i Circoli fanno, con amore per la Sardegna, la sua cultura, le sue tradizioni e la sua economia e quanto poi i Circoli hanno di ritorno, a risarcimento, di una parte degli oneri sostenuti. Dobbiamo fare gli ambasciatori, le vetrine, le basi operative per la diffusione della cultura e delle eccellenze della nostra Terra nelle comunità che ci ospitano. E…ci viene a mancare il sostegno della nostra Regione?

Ci rendiamo conto che la nostra richiesta si inserisce in un contesto ampiamente difficile e degradato, sappiamo bene cosa si sta verificando nell’Isola, ove abbiamo parenti e amici in sofferenza che condividiamo, ma siamo consapevoli della preziosità e importanza del nostro servizio e perciò La preghiamo di valutare il problema e di trovare la giusta soluzione.

Rimaniamo in attesa di una Sua cortese risposta e Le inviamo il nostro cordiale saluto, rinnovandoLe stima e fiducia.

 

Antonio Maria Masia

Presidente Associazione dei Sardi di Roma “Il Gremio”

Via Aldrovandi 16  00197 Roma

Roma 14-10-2014

 

L'Isola che c'è 2014

in collaborazione con GIA COMUNICAZIONE di Giorgio Ariu, il Gremio organizza


“L'ISOLA Che c’è 2014 – Sardegna incontra Roma”

(la grande rassegna della cultura e delle eccellenze artigianali, enogastronomiche della Sardegna)


da Venerdì 03 Ottobre a Domenica 05 Ottobre

Al Mercatino di Conca D’Oro - Via Conca D’oro 145 (angolo Viale delle Valli)  Roma

 

Locandina e programma

 

Piero Marras

La “lezione musicale” di Piero Marras sotto le stelle nella reggia nuragica di Santu Antine

di Antonio Maria Masia

 

La musica del grande artista preceduta dalla proiezione di un documentario sulla straordinaria civiltà dei Nuraghi

Una notte magica!
Di giorno la piana di Torralba spazzata da un fastidioso vento che minacciava le strutture predisposte, la stabilità dello schermo e la  buona riuscita dell’evento, e poi il “miracolo” (Piero afferma, quasi con laico pudore ma con fermezza: “ne ero certo”) di una serata tranquilla e solenne come il maestoso monumento nuragico, magistralmente illuminato.
Indelebile testimonianza non solo di un importante e significativo passato,  ancora misterioso perché mai adeguatamente studiato e approfondito da sardi e da terzi ( a parte qualche importante e storica eccezione ad esempio il “sardus pater” Giovanni Lilliu), ma, ci tiene a sottolineare il nostro cantore, anche e soprattutto riferimento di un futuro per tutti e specie per i giovani, sul quale occorre concentrare sforzi e volontà.
Un colpo d’occhio eccezionale quando ormai dileguatesi le luci del giorno, arrivo, con un leggero ritardo a causa di una segnaletica non all’altezza della situazione (peccato!), di fronte alla reggia nuragica di Santu Antine. E mentre percorro il vialetto d’ingresso, lasciandomi sulla destra le bancarelle odorose di spezie e salsicce arrosto, sempre presenti ma stavolta sistemate opportunamente a distanza di rispetto dal palco e dal pubblico, sento e assaporo le prime parole e le prime note di Piero Marras.


Note precedute dalla proiezione di un interessante e, mi confermano avvincente, documentario sulla complessa e straordinaria civiltà nuragica, partendo da una visita “virtuale” alla reggia. Di tali prologhi ho avuto modo di seguirne tanti e così in futuro, spero. Sempre istruttivi e utili. Ma  questa  prima parte non rientrava nella mia partecipazione all’evento in questione. La mia concentrazione e emozione erano incentrate sulla musica e sulle canzoni di questo cantautore sardo che definire grande testimone della nostra cultura e della nostra identità non è nè esagerato né retorico ed è anzi poca cosa. Personalmente lo accumuno in questa sua “missione antropologica” all’indimenticabile Maria Carta.
E Piero, come sempre, non ha deluso le mie aspettative, nè quelle del numeroso pubblico presente, chi seduto e chi in piedi ad ascoltarlo in religioso silenzio nuragico, a parte i tempi per i frequenti applausi di consenso e condivisione.
Il nostro sirbone (cinghiale), come ama definirsi, ha trovato in quello scenario incantevole confortato da una leggera brezza amichevole e ristoratrice, le parole giuste, l’atteggiamento sobrio e autorevole (da anziano capo nuragico), le canzoni e le musiche appropriate. Il tutto accompagnato ogni tanto, a seconda delle canzoni, dalla bravura elegante e assolutamente complementare del gruppo di ballo “Tersicore”: quattro ballerine agili e sicure, capitanate e coordinate da Anna Paola Della Chiesa, con costumi e maschere intonate all’ambiente nuragico evocato e circostante.


Piero, al pianoforte, da solo stavolta a parte le “Tersicore”,  ha messo in fila, in due ore generose, come sempre gli accade, una trama di parole, di versi, di suoni e di canti (sas cantones de una vida), che hanno dato una vera e propria, seppure non voluta e non cercata, “lezione” sulla storia e sulle tradizioni della nostra Isola, sui nostri, più o meno apparenti, punti di forza e debolezza, sui nostri cromosomi e dna, con richiami a volte espliciti, e comunque mai ambigui, a prendere spunto e trarre alimento dalle nostre ricchezze culturali e naturali per tradurle in vera e duratura rinascita. “La nostra Isola ha mille problemi, ma ha tesori inestimabili come questo monumento ai piedi del quale ho l’onore immenso di cantare e parlare, dice Piero.  “La lingua, sa limba sarda di cui andare fieri è un altro dono dei nostri avi -prosegue- da non disperdere, così come quell’insieme dei codici di comportamento che uniscono e fondono in comunità custa “zente” (gente) sarda di dentro e di fuori.
Valori che fanno scaturire quella che è l’identità o particolarità antropologica e sociali della Sardegna.  Valori e caratteristiche che reggono una comunità e che debbono trovare applicazione costante e appassionata da parte di tutti. Siamo noi i protagonisti della nostra storia e del nostro futuro in sana e leale competizione con altre identità e altre storie, senza orgogli nazionalistici sterili e pericolosi o esibizioni vuote ed inutili spacciate per folclore, con offesa al vero folclore che significa “sapienza dei popoli”.

E per comunicarci questi valori e questi “ammonimenti” ecco cantate e a volte sobriamente commentate le sue più belle canzoni, quelle d’amore dolcissime,  quelle sociali dure ed implacabili contro ruberie, traffici e disagi, quelle ambientali e di tradizioni così suggestive e a volte talmente malinconiche da alimentare una sorta di “mal di Sardegna” per chi ne vive fuori.  Canzoni   attraverso le quali, e ci tiene a sottolinearlo, ci ricorda invitandoci a “coltivarli” alcuni nostri grandi, non sempre giustamente e unanimemente conosciuti e ri-conosciti,  poeti sardi (anche quando hanno scritto in italiano) come Cicitu Masala,  Antoninu Mura Ena, Peppinu Mereu,  Pedru Mura e Paolo Pillonca. Interessante la sottolineatura di Piero riguardo alla maggiore naturalezza, nonostante le difficoltà e complessità del caso, a tradurre in musica e canzoni le poesia sarde rispetto alle poesie in italiano, come a voler dire che tra la poesia in limba e la musica che la diffonde e la rende pubblica c’è sempre corresponsione e contiguità.

E di questo concetto ci offre una splendida e avvincente dimostrazione con l’esecuzione, per la prima in Sardegna in pubblico, (come presidente dell’Associazione dei Sardi di Roma Il Gremio, rivendico però la primazia dell’esecuzione nel 2009 al Teatro Euclide, in occasione de Sa Die de Sa Sardigna) la fantasiosa e bellissima, poesia “Jeo no ‘ippo torero” (io non ero un torero) di Antoninu Mura Ena: originale l’incontro e confronto, nel delirio della morte, fra un giovane vaccaro di Lula Juanne ‘Arina incornato da una vacca nel cortile della sua casa e il grande toreador di Siviglia, Jgnazio Sanchez Mejias, incornato da un toro nell’arena alle cinque della sera, e immortalato da  Federico Garcia Lorca.

Ed ancora con i versi struggenti e liricamente stupendi della poesia “Amore” di Peppino Mereu, lo sfortunato grandissimo poeta di Tonara,  molto conosciuto per “Nanneddu meu”, ecco una ulteriore dimostrazione della capacità di Piero a leggere nel profondo il significato e il messaggio della poesia sarda.
Le note di “Ballade e cantade ‘ois, chi sos ballos sun sos bostros… su un ritornello di Cicitu Masala, con le “Tersicore” mascherate da guerriere nuragiche, che ripetono fieramente il concetto di reazione e di ripresa quando “sos ballos han’a essere sos nostros…", quando i balli saranno i nostri...,hanno dato al pubblico una emozione fortissima, quasi una voglia immediata di riscatto da una condizione lungamente subalterna ed emarginata.

I brividi ad ascoltare in quel contesto incredibilmente, ma veramente identitario canzoni  religiosamente laiche come in  “Mere Manna” con il notissimo ritornello “rundinedda, rundinedda.. che non ti si leva dalla mente e dalle labbra, o di amore come in “Ses Tue”, o di denuncia sociale rabbiosa e indignata contro le ingiustizie e i tradimenti come in “S’Istrale” e  contro le ancora attuali vergognose e mercantili servitù militari altamente inquinanti, che tengono in ostaggio una parte bellissima della nostra Isola  come  in “Quirra” ( l’unica cantata in italiano, terreno sul quale Piero ha segnato specie agli inizi della sua carriera indubitabili successi), o di gridato commovente affetto per un padre perduto con dolore e sofferenza come in “Babbu Meu”.
E in chiusura la  stupenda (mi scuso per la ripetitività di alcuni aggettivi, ma è inevitabile) preghiera per la pace e l’amore sulla terra di Piero rivolta con spirito laico ma altamente e moralmente religioso agli angeli sardi:

Anghelos chi cantades a luche 'e luna
frores de custu chelu colore 'e pruna
fachide chi su tempus torret a inoche
a cando custa terra fit "una oche"

(Angeli che cantate alla luce della luna/fiori di questo cielo color prugna/fate che il tempo ritorni qui/a quando questa Terra si esprimava con un'unica voce) 
Grazie di cuore Piero per l’indimenticabile “lezione” sotto le stelle e sotto le luci di Santu Antine.

 

Tres de Papassinu in Campidogliu

Tres de Papassinu* in Campidogliu

di Emilio Daga

 

Grande partecipazione di pubblico il 13 giugno a Roma, per la presentazione dell’opera Letteratura e civiltà della Sardegna di Francesco Casula. Presenti tanti ollolaesi, sardi, romani e tutti i Casula di Roma, ad accoglierci nelle sala della Protomoteca, la più prestigiosa per cerimonie pubbliche del Campidoglio, c’erano “tres de papassinu". Francesco Casula, Tonino Bussu e Maddalena Frau. Francesco, dopo un attimo di vera commozione all’esordio del discorso, con pacatezza e vigore, ha illustrato la sua interessante opera. Tonino, da oratore, degno di altri grandi che l’hanno preceduto in quella sala, ha fatto una bellissima presentazione, arricchendo di aneddoti alcuni passi. La poetessa Maddalena, ha letto con garbo e passione due sue poesie presenti nell’opera: "Umbras Ismentigadas" e il divertente e umoristico "S'Aipoddu". Applauditissima anche la consigliera comunale di Roma Gemma Azuni di Olzai, che ha presieduto l’iniziativa ( nella parte finale dovutasi allontanare per impegni istituzionali e sostituita  dal presidente del Gremio dei Sardi di Roma Antonio Maria Masia), e Giancarla Carboni che ha letto alcune poesie. Brillanti e intensi gli interventi dell'onorevole Mauro Pili e del giornalista e scrittore Pino Aprile.

Un’opera senz’altro importante, studio certosino su tanti grandi letterati sardi, “…qualcuno potrebbe obiettare, che essa, rispetto ad altre lingue romanze, ha prodotto pochi frutti: può darsi, ma – dato e non concesso – si poteva pensare che un cavallo per troppo tempo tenuto a freno, legato imbrigliato e impastoiato potesse correre? “, non un operazione nostalgica, ma approfondimento e recupero di ciò che è stato cultura. Conoscere la nostra storia sarda e la civiltà, non è un lusso, è necessità.

Complimenti al professore Francesco Casula. A menzus viere in sa Capitale (de Barbagia o in “ Caput Mundi”), pho osas de bonu, un salude e allegria.

 

*Papassinu è un rione di Ollolai in cui sono nati Francesco Casula, Tonino Bussu e Maddalena Frau.

 

 

Presentati a Roma i volumi dedicati alla letteratura sarda

Francesco Casula ollolaese di nascita, ma storico e letterato per l'intera Sardegna, venerdì scorso è volato a Roma per presentare, nella sala protomoteca del Campidoglio, la sua ultima opera "Letteratura e civiltà della Sardegna". Si tratta di due volumi che propongono un itinerario storico-letterario che parte dalla nascita della lingua sarda e dai primi documenti in volgare sardo e arriva fino ai nostri giorni. L'opera è stata presentata da Tonino Bussu, di Ollolai, studioso di lingua, letteratura e storia sarda. Dopo di lui sono intervenuti il sottosegretario Francesca Barracciu, il giornalista Pino Aprile, la scrittrice di Ollolai Maddalena Frau e Giancarlo Carboni, che hanno letto poesie e passi tratti dall'opera. Ecco le scelte fatte nei due volumi: il primo è dedicato agli autori più importanti della letteratura sarda: da Antonio Cano ad Antonio Gramsci ed Emilio Lussu fino a Grazia Deledda, Salvatore Satta e Giuseppe Dessì. Il secondo volume inizia con gli scrittori bilingui fra i quali Benvenuto Lobina e Francesco Masala per proseguire con gli scrittori in lingua italiana da Antonio Puddu, Michele Columbu, Nereide Rudas, Eliseo Spiga, Giulio Angioni, Bachisio Bandinu, Salvatore Niffoi, Sergio Atzeni, Michela Murgia, Flavio Soriga per finire con quelli in lingua sarda Aquilino Cannas, Franco Carlini, Gianfranco Pintore e le poetesse Maddalena Frau, Paola Alcioni e Anna Cristina Serra. (g.m.s.)

 

 

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